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26 Aprile 2024

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Caro Pd, aveva ragione Berlusconi. Ora su Loffredo decida la politica e non la Procura 

Il Pd, quello salernitano in questo caso, come altra volte è capitato al Nazareno, scopre la giustizia ad orologeria.

Qualche sospetto, è legittimo, viene a Salerno dove la Procura, su una vecchia vicenda, consegna cinque avvisi di conclusioni indaghi a tre gironi dalla elezione del Presidente del Consiglio Comunale. Nei cinque, inutile dirlo, c’è il più quotato allo scranno: Dario Loffredo. 

Aveva, ora molti ci riflettono, ragione Silvio Berlusconi quando denunciava l’uso politico delle inchieste, i tempi ‘sospetti’ di certe azioni. Avevano ragione i socialisti ‘esiliati’ a destra perché inascoltati quando denunciavano, da Salerno a Roma, passando per Milano, le inchieste che avevano lo scopo non di accertare fatti ma di mettere fuori gioco ‘alcuni a danno di altri’ e di giudicare ‘sistemi’ e non fattispecie di reato. Avevano ragione i socialisti ‘craxiani’ ad incazzarsi quando il Pd partiva con il processo di beatificazione del Pool di Milano, quando Di Pietro veniva paracaduto nel Mugello, quando si ‘regalava’ un posto a Palazzo Madama a Gerardo D’Ambrosio. Avevano ragione i socialisti che a Salerno denunciavo il corso della storia cambiato dalla violenza di una Procura militante.

Ora il Pd salernitano è all’angolo. Approfitti della circostanza per rilanciare e per ‘liberarsi’ dall’amore malato verso le toghe.

Su Loffredo, in relazione alla elezione alla presidenza del Consiglio, sia esclusivamente politico il giudizio. Da Via Manzo arrivi una proposta al Consiglio che non sia condizionata dalla Procura. 

Il confronto sia sulle qualità e sui numeri. Sulla autonomia e sul primato della politica. 

Chi scrive contesta a Loffredo di essere uno dei protagonisti della crisi della movida salernitana, gli contesta la incapacità a confrontarsi con chi ha avuto idee diverse ma non la questione giudiziaria. Non lo facciano i partiti ed i gruppi consiliari.

Il Pd consenta la discussione sulle diverse criticità, se convinto persegua sul principio del più votato e della rappresentanza, ma consenta a nessuno di scivolare sul terreno della questione giudiziaria. Non si faccia dettare il ritmo dai magistrati.
Vale, per tutti e sempre, la presunzione di innocenza.

Il Pd salernitano ne approfitti, ora, perché parta da Salerno una riflessione più generale sulla politica e la giustizia. Ammettano gli errori sul Cavaliere e sui socialisti che hanno scelto le libertà quando altri, proni, osannavano il lavoro delle Procure.

Si riparta, insomma, dalla politica perché non c’è altra strada. 

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