Ero ancora minorenne quando ho iniziato ad espormi su tematiche più grandi di me.
E no, non è questo il problema.
Per quel che mi riguarda non lo è mai stato, perché non sono stata una bambina e poi una ragazzina come le altre.
Sono diventata adulta ancora prima che me ne accorgessi.
E va bene così, anche se in realtà non va bene. Non possiamo di certo cambiarlo,il destino che qualcuno ha scritto per noi.
Il problema è che questo mio parlare di “cose da grandi”mi ha portata pian piano a diventare per tutti l’ attivista, quella che combatte per determinate tematiche.
Crescendo mi sono resa conto del fatto che di Anna, della persona che sono realmente, che nulla ha a che fare con l’attivismo, non esistesse niente.
Ero quella che parla di determinate tematiche e basta.
Nonostante tutto ciò mi pesasse più del dovuto, ho continuato ad esserlo. Ho continuato ad essere come mi voleva la gente e ho annullato completamente me stessa.
Ho trascurato il mio aspetto fisico, perché mi veniva detto che dovessi puntare tutto su altro e non su quest’ultimo, che quasi non avessi il diritto di fare quello che facevano le altre ragazze della mia età,di sentirmi più bella con un filo di trucco o con abbigliamento diverso dal classico tailleur.
Ogni mio post pubblicato sui social diventava oggetto di polemiche.
Per non parlare delle mie competenze e della mia professionalità che non sono neanche mai state prese in considerazione.
È andata avanti così fino a non troppo tempo fa, quando ho deciso di mettere un punto a quello che sono stata per tantissimi anni.
Un punto che non sono stata capace di mettere del tutto, perché anche se con diverse modalità e con diverse tematiche, nella trappola dell’attivismo ci sono comunque ricascata.
Oggi, però, alla soglia dei trent’anni sento di doverlo mettere definitivamente quel punto.
Sento di dover archiviare un passato che non mi rappresenta e probabilmente non mi ha mai rappresentata.
Rinnego quello che sono stata?
Si.
Oggi c’è spazio solo per la donna che ho sempre voluto essere.
Una donna che viene presa in considerazione e rispettata per le competenze e la professionalità.
Una donna che si sente in diritto di essere donna e comportarsi come tale, senza dover rinunciare a mettersi in mostra, ad un filo di trucco o ad un abbigliamento diverso da un tailleur.
Così in una nota Anna Adamo.