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1 Maggio 2024

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La nuova sfida per la transizione energetica si chiama CER: comunità energetica rinnovabile

di Valeria Torri

Una comunità energetica rinnovabile è un’entità giuridica che permette ai cittadini, alle aziende e alle amministrazioni di produrre e consumare energia di impianti fotovoltaici ma anche di altri tipi di impianti di energia rinnovabile. 

Si tratta di un tipo di iniziativa della quale tenderemmo a pensare che, come in molti altri ambiti, l’Italia sia indietro. Invece, ne abbiamo già un centinaio, censite a maggio in un report di Legambiente, anche se ancora inattive e in standby. Diverse in più rispetto a molti altri paesi europei.

Una realtà che potrebbe davvero decollare se in Italia i decreti attuativi della legge, che già esiste, lo consentissero. Fino a quando l’assetto regolatorio non cambierà, saranno in pochi a chiedere di aderire al progetto. L’Italia ha adottato da subito la Direttiva comunitaria in materia ma lo ha fatto fissando grossissimi limiti di potenza degli impianti e anche di distanza fisica tra i membri della comunità energetica. Una rigidità che, sulla carta, è stata superata con un decreto legislativo, a fine 2021, che, tuttavia, attende ancora i decreti attuativi per trasformarsi in una reale opportunità per le famiglie per le aziende. Una volta attuato il decreto, si spera entro la fine del 2022, si potranno realizzare comunità energetiche rinnovabili su gran parte del territorio nazionale. Inoltre manca ancora l’approvazione delle tabelle incentivi da parte di ARERA che è l’Autorità di Regolazione per l’Energia Reti e Ambienti.

Eppure, a San Giovanni a Teduccio c’è una comunità energetica con una storia particolare, iniziata con una sperimentazione, quando in Italia ancora non era stata ancora recepita la Direttiva Europea. Con l’emendamento del decreto milleproroghe è stato difatti installato il fotovoltaico sul tetto di un’educativa territoriale, la “Fondazione Famiglia di Maria”, una cooperativa che si occupa di lotta ad un’altra povertà, quella appunto educativa, in un quartiere difficile. 

Un vero esempio di transizione energetica nato in un quartiere dell’est di Napoli, con la prima comunità energetica e solidale d’Italia. Un esperimento che si sta diffondendo nel resto del nostro Paese e che, in questo periodo di bollette carissime, assume una valenza ancora più significativa. 

Maria Teresa Imparato è Presidente di Legambiente Campania ed è tra i promotori della comunità energetica di San Giovanni a Teduccio. E’ anche suo il merito di aver individuato e saputo tradurre in pratica questo indirizzo specifico, contenuto nella direttiva europea, della lotta alla povertà energetica.

La Presidente Imparato ha spiegato: “abbiamo provato a raccontare cosa fosse una comunità energetica in quel quartiere, alle mamme e ai bambini, con percorsi di educazione energetica, sensibilizzandole a questo tema. Così abbiamo trovato le prime famiglie per costituirci come “comunità energetica rinnovabile solidale”.

Anna Riccardo, Presidente della Fondazione Famiglia di Maria, ha aggiunto: “La transizione ecologica può e deve partire dal basso. Coinvolgendo i cittadini, le famiglie, facendoli venire in un luogo dove sono protagonisti. Allora sì che funziona la transizione energetica”.

Una storia di riscatto sociale di una comunità energetica e solidale, promossa da Legambiente, in questo territorio dove si è compreso che la transizione ecologica si fa e non si predica.

Attraverso la realizzazione di un impianto con 76 pannelli fotovoltaici si è raggiunto l’obiettivo di produrre e consumare energia pulita, offrendo, allo stesso tempo, un vantaggio economico alle 40 famiglie aderenti alla comunità.

Una vera e propria rivoluzione gentile: i pannelli fotovoltaici immagazzinano energia solare che viene rivenduta al gestore nazionale dal quale si ricava il contributo per le famiglie aderenti al progetto. Si tratta di un’azione concreta per combattere la povertà energetica ma, in questo caso, è anche un’azione educativa nei confronti dei ragazzi e delle famiglie, nonché di sostegno alla salute delle persone e dell’ambiente. Un caso in cui si coniugano giustizia sociale e giustizia climatica.

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