di Roberta D’Amico
La fase che giungerà al termine domani 3 febbraio alle ore 15.00 con il giuramento del Capo dello Stato ha scombussolato e, non di poco, gli equilibri all’interno dei partiti. Se da un lato il Centrodestra fa i conti con le divisioni interne e gli errori compiuti nella fase delle trattative, dall’altro il Centrosinistra e i moderati si ricompongono in nome di un Presidente super partes e garante dei principi democratici.
Una fase durata solo sei giorni ma che ha radicalmente stravolto lo scenario politico.
In un quadro così complesso la riconferma di Mattarella è quanto di meglio potevamo chiedere, soprattutto alla luce delle proposte emerse dai vari leader di Centrodestra, schieramento che partiva nettamente avvantaggiato.
Un fallimento totale che ha coinvolto parte del Movimento Cinque Stelle facendo emergere l’ambiguità e l’inadeguatezza del suo leader, Giuseppe Conte. Un punto politico da non sottovalutare, diventato già tema di discussione all’interno del già martoriato Movimento cinque stelle.
La prova per i partiti e soprattutto per i suoi leader nella settimana quirinalizia è stata cruciale.
In questo quadro, dove si colloca il Partito Democratico, guidato da Enrico Letta?
Non è difficile da capire che il segretario del Partito Democratico, ha giocato in difesa e con fare pacato. Un modus operandi che tiene insieme le fila e gli consegna in parte una vittoria.
Una vittoria diretta da Matteo Renzi, che ancora una volta dimostra di conoscere meglio di chiunque altro l’arena politica e i suoi interlocutori. Il leader di Italia Viva dimostra di essere uno dei pochi politici in circolazione. Ha giocato con intelligenza politica ogni mossa e ha deciso ogni contropartita prima nel non convergere sulla Casellati e dopo nel ricondurre tutti sull’unica soluzione possibile: il Mattarella Bis.
La partita sul Quirinale è chiusa ma per la politica si apre un periodo molto interessante.
