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5 Maggio 2024

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Morire sul lavoro: un oltraggio alla convivenza

di Valeria Torri

Le parole del Presidente Mattarella, di cordoglio per la tragedia di Brandizzo, costituiscono l’atto di denuncia più concreto nel coro delle voci di protesta contro l’ennesima, inaccettabile, tragedia annunciata.

Sulle ragioni dell’incidente prevedibile, si sta indagando. Un incidente del genere, considerato lo stato di abbandono del maggior parte della rete ferroviaria italiana, si poteva verificare. Un incidente in cui hanno brutalmente perso la vita Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Saverio Giuseppe Lombardo, Giuseppe Aversa e Kevin Laganà deceduti sulla tratta Milano-Torino, dopo essere stati travolti da un treno durante il turno di lavoro. 

Il più giovane era Kevin Laganà, di appena 22 anni.

Gli apparati e i sistemi per la sicurezza della circolazione ad oggi impiegati sulla rete ferroviaria italiana, come si legge sul sito delle Ferrovie dello Stato, sono diversificati e integrati tra loro in base alle caratteristiche delle linee e al tipo di traffico che su esse si svolge (passeggeri o merci; lunga, media o breve percorrenza). 

In Italia e in Europa, in tema di sistemi di sicurezza, l’automazione è totale. I binari sfruttano circuiti elettromagnetici per contare il numero dei treni presenti sulla tratta e il circuito viene chiuso quando questa tratta è impegnata.

Senonché, le nostre linee ferroviarie vengono suddivide e categorizzate in base alla velocità dei treni. Pertanto, esistono linee primarie, coperte da avanzati sistemi tecnologici di sicurezza, e linee secondarie per le quali la sicurezza ferroviaria va avanti dal 1970 con radioline e comunicazioni cartacee. Su questo elemento – la mancata o tardiva comunicazione – si indaga per comprendere cosa sia potuto accadere a Brandizzo, dove hanno perso la vita i 5 operai.

Perciò la domanda è questa: se è vero come è vero che in Italia, come nel resto d’Europa, la riqualificazione della rete ferroviaria, in termini di allineamento ai moderni standard, ha riguardato l’alta velocità, per quale ragione la linea “secondaria”, che rappresenta il 70% della rete italiana, versa nelle condizioni di vetustà ben note?

Come sempre, in Italia, per sentir dire la parola “basta” deve esserci un’altra vittima. È quello il momento in cui si attiva l’opinione pubblica e si affronta il problema. Tanto più che in ambiti lavorativi come quelli che riguardano i servizi al cittadino, in caso di incidenti sul lavoro, addirittura mortali, la ricerca delle responsabilità non può ricondursi soltanto al livello dell’errore umano. Ne va della sicurezza della comunità.

Oggi, sulle testate dei quotidiani non si parla d’altro e qualcuno si chiede cosa sarebbe potuto accadere se il treno passeggeri, per fortuna vuoto, a velocità sostenuta in mezzo alle palazzine tutte intorno fosse passato pochi istanti dopo, quando i 5 operai avessero già avviato il lavoro, smontando i binari per sostituirli.

I cinque operai morti, come gli altri 450 lavoratori già deceduti dal mese di gennaio di quest’anno, rappresentano – per usare le parole del Presidente Mattarella – un oltraggio. Si può intuire che il Capo dello Stato individui nel valore della convivenza, valore fondante la comunità, il diritto leso: quello del cittadino di vedersi garantito nella sicurezza ad ogni livello.

Il tema delle morti bianche è da sempre al centro della discussione quando si parla di lavoro. Forse il termine stesso non è il più corretto perché troppe volte di “bianco”, cioè di incolpevole, non c’è nessuno. Le morti sul lavoro infatti, salvo i casi imprevedibili, spesso sono evitabili. Arrivare poi alla locuzione “lavorare uccide” forse è esagerato, ma la sicurezza sul lavoro è un tema di primaria importanza per una convivenza civile.

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