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3 Maggio 2024

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Mimosa: non sarà il Covid-19 a dividerci”. Il libro di Marianna Romano


di Anna Adamo

“Andrà tutto bene”. Lo abbiamo sentito dire più volte da quando la pandemia di Covid-19 ha preso il sopravvento sulle nostre vite.
É in queste tre semplici parole che abbiamo riposto ogni nostra speranza e oggi, a distanza di due anni, che tutto sia andato bene sono in molti, purtroppo, a non poterlo dire.
Non può dirlo Marianna Romano, una ragazza di soli vent’anni la cui vita si è fermata quasi un anno fa, l’ 8 marzo 2021, quando il Covid-19 le ha portato via una delle persone più importanti della sua vita, la sua mamma. Quello vissuto da Marianna è uno dei dolori più grandi che si possano provare. Uno di quelli impossibili da spiegare se non li si provano in prima persona.
Un dolore a causa del quale non si può vivere.
Si sopravvive, ma tutto è diverso e nulla sarà mai come prima.
“Mi ripetono che la vita continui, che devo andare avanti. Ma, non è facile. Non dopo aver provato un dolore così grande, a causa del quale si può solo sopravvivere, ma non vivere. Tutto è diverso, io sono diversa. Sono diversi i miei gesti, le mie risate, il mio modo di vedere le cose”.Dalle parole della giovane, il dolore si evince perfettamente.
Però, è un dolore diverso.
Un dolore che porta con sé la forza di rialzarsi e fare qualcosa che sua madre, scherzosamente, diceva sempre avrebbe dovuto fare, prima o poi.
“Mamma diceva che sulla sua vita si sarebbe potuto scrivere un libro”.
E Marianna quel libro lo ha scritto davvero. “Mimosa: non sarà il Covid-19 a dividerci”.
Racconta di averlo intitolato così, perché la madre è venuta a mancare proprio l’ 8 marzo, giorno in cui si celebra la donna e di cui la mimosa ne è il simbolo.
“La sera precedente, dice, andai a dormire da mio fratello, perché ero troppo preoccupata. Quando tornai a casa, nell’ atrio del palazzo vidi un mazzo di mimose. Fui l’ unica a vederlo, mia sorella non lo vide. Poco dopo ricevemmo la chiamata dall’ospedale con la quale ci annunciarono la morte di mamma”.
Se si sia trattata di una coincidenza o di un segno del destino, non lo si può sapere. Però, una cosa è certa, si è trattato di un segno che non si sarebbe potuto ignorare.
Perché, quella che ha visto protagonista la madre della giovane, è una di quelle storie che meritano di essere raccontate.
Una storia che porta alla luce del sole una verità, a tratti scomoda, di cui non si parla mai.
Perché, purtroppo, é anche una storia di ritardi, di una degenza che le pecche della sanità campana le evidenzia proprio tutte.
“Non è mia intenzione fare di tutta un’erba un fascio, perché non sarebbe giusto, in quanto ci sono tanti medici qualificati che stimo, ma, prosegue Marianna, non sono quelli che ho incontrato durante la degenza di mamma. Sarebbe opportuno fare qualcosa per rendere migliore la sanità, soprattutto in Campania”. Un’ esortazione forte e necessaria, che fa riflettere.
Fa riflettere su quanto potente sia l’operato dell’ essere umano, al punto da poter salvare e al tempo stesso distruggere uno dei doni più preziosi che abbiamo, ossia la nostra vita.
Un’esortazione che è musica per le orecchie dei no vax, di coloro i quali ritengono che il Covid-19 sia una semplice influenza.
“Non sono un medico, quindi non ho il diritto di imporre agli altri di doversi vaccinare, ma posso dire che il vaccino rappresenti un’ ancora di salvezza. L’ unica alla quale potersi aggrappare, perché il Covid-19 non è una semplice influenza e non deve essere sottovalutato”.
“Mimosa: non sarà il Covid-19 a dividerci” è molto più di un libro.
É l’ intreccio tra la capacità di sopravvivere al dolore e un richiamo al senso di responsabilità, sempre utile per tutelare la nostra vita e quella altrui.

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