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1 Maggio 2024

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I partiti rimettano nell’agenda il tema del finanziamento pubblico

Il trentennale di Tangentopoli deve spingere la politica e più in generale il Paese ad avere più coraggio. È il tempo di tornare al finanziamento pubblico ai partiti.

Sara’ una battaglia della nostra testata.

Senza la mano pubblica i partiti sono finiti nelle mani dei privati, l’attività di sostegno alla politica sempre più opaca. L’imprenditoria che finanzia sempre più determinata a dettare la sua agenda, ad imporre ‘legittimi’ interessi ma, comunque, interessi di parte.

Chi finanzia i partiti ha, impensabile il contrario, ha la pretese di determinare la linea politica.

È il tempo di superare la scelta del Governo Letta che, con il decreto legge 28 dicembre 2013, n. 149, convertito in legge 21 febbraio 2014, n. 13, abolì espressamente il finanziamento pubblico ai partiti. Una resa della politica dopo anni di travagliati interventi normativi, referendum più o meno riusciti. Una resa della politica ai più feroci appetiti della demagogia.

Il finanziamento pubblico esiste, con regole diverse, in tutta Europa. C’è in Germania, proporzionato ai voti ricevuti ed alla capacità di coinvolgere i privati, c’è in Francia, misto ed aperto ai rimborsi elettorali, in maniera ‘simbolica’ nel Regno Unito.

L’Italia e, in questo campo, una anomalia. Va detto. 

Tocca, con coraggio, inserire allora il tema nell’agenda politica. Perché la democrazia ha un costo, perché l’alternativa è la democrazia dei potentati. Perché l’alterativa e’ la democrazia delle Procure che decide, a seconda dei casi o peggio delle simpatie, quali sono i finanziamenti leciti e quali quelli illeciti. 

Si superi l’inutile demagogia. I partiti si rinnovino, si sottopongano a controlli, garantiscano democrazia interna e si preparino ad una grande battaglia di civiltà.

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