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4 Maggio 2024

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Il centrodestra cambi strada per arrivare al Quirinale

Al Quirinale non ci si candida ma si viene candidati. Nella vecchia Democrazia Cristiana, che ha fatto la storia del Paese, era una regola che si trovava fra le pagine 1, 2 e 3 del manuale della politica. Nelle seconda Repubblica, la terza mai nata, nella illusione di superare alcune liturgie si rischiano grandi errori.
Ed è stato probabilmente un errore quello del centrodestra di candidare ufficialmente Silvio Berlusconi. La nota congiunta dei dirigenti dei partiti, che ha provato ad inventarsi la formula della riserva da sciogliere, ha consegnato il Cavaliere in pasto all’agone politico. Prima i malumori di alcuni parlamentari Pd, poi Leu, poi ancora Conte con i grillini ed ancora la freddezza, che lascia pochi margini, di Enrico Letta.
Certa sinistra, in 24 ore circa, ha messo in campo il peggio di se. Tutti sulla persona, nessuna analisi sulle ragioni, legittime, di una area politica.
Il centrodestra, nella corsa al Quirinale, ha in mano la palla perché i numeri sono chiari.
Può solo sbagliare e l’inizio non è incoraggiante. Meglio avrebbero fatto i leader a rivendicare la possibilità di disegnare un profilo, meglio avrebbero fatto a sottolineare che l’area politica e culturale che dovrà esprimere una primogenitura dovrà essere un’altra e non quella della vecchia sinistra, non quella conservatrice ed appiattita sulle posizioni più conservatrici delle toghe.
Il comunicato che ha lanciato Berlusconi, ha registrato quello che tutti sapevano e che era normale, è stato un modo per dividere il campo in maniera netta e per scatenare la guerra al Cavaliere.
Si può rimediare con la politica e mantenendo l’unita. Il centrodestra, in queste ore, racconti il progetto Paese, costruisca le ragioni del mondo moderato, dell’universo garantista, parli alla maggioranza degli italiani e della politica che si è indignata per aver scoperto ‘il sistema Palamara’, interroghi il mondo delle imprese. Costruisca alleanze in questi universi, alzando l’asticella del dibattito, e senza la logica della trattativa ‘one by one’. Lo faccia senza dividersi, mantenendo la palla e sfidando la vecchia sinistra sui temi. Sarà naturale l’arrivo al Cavaliere ma la strada sarà altra. In tempo per imboccarla. Serve uno scatto d’orgoglio, serve cambiare il terreno di gioco. Ora.

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