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17 Maggio 2024

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Riccardo Chailly: oltre il lirismo e il digging musicale

di Serena Landi

Scavare a fondo nella musica vuol dire perdersi nei suoi suoni, nelle sue storie, orizzontali e verticali. È un viaggio nell’introspezione, nel rivelarci a noi stessi, conoscendoci intimamente attraverso l’arte dello scoprire.

Riccardo Chailly, direttore del Teatro La Scala, concertista di chiara fama, rappresenta non solo un punto fermo dell’ormai affermata scena classica internazionale ma il fautore di un innovativo processo di “digging” che restituisce contorni e colori alle cose, in un’epoca dove l’offerta bulimica e sterile di contenuti è tesa alla creazione di un “trickle down effect”, un processo che vede la diffusione di mode e innovazioni e che istituisce gerarchie di status in grado di riprodurre e consolidare differenze sociali.

Inebriante è l’estrema comunicatività del maestro, la quale porta alla luce in ogni singolo ascoltatore ricordi e squarci di ispirazione che si celano “si licet parva” nei solchi della memoria come in quelli di un vinile che giace su uno scaffale troppo alto e impolverato.

Notevole, l’impegno profuso alla diffusione, conoscenza e fruizione della sua musica ad un pubblico sempre più ampio e giovanile. 

Proprio da tale considerazione , è possibile delineare un profilo ben strutturato del nostro magister.

I suoi primi debutti , sono stati segnati dagli influssi della musica di Claudio Abbado, noto musicista che ha guidato alcune delle più prestigiose orchestre al mondo.

Come dichiarato dal direttore del teatro meneghino, nel suo curriculum si annoverano incarichi degni di menzione: basti pensare alla direzione del Concertgebouw di Amsterdam, dove ha eseguito molteplici volte la Sinfonia Resurrezione nr.3 di Mahler.

Opera intrisa di commozione, accompagnata da una vivacità che viene smorzata solo nella parte centrale,

Al tempo stesso quest’ultima è pervasa da un lirismo quasi celestiale teso a costruire una connessione viscerale, un dialogo intenso tra esecutore e ascoltatore.

Chailly, personalità taciturna, che predilige il silenzio al troppo rumore, non è un semplice battitore di tempo anzi costituisce un esempio di irradiazione vitale dell’arte la cui forza di impulsione è estremamente accattivante e trascinante.

Senza divismi e riprendendo un concetto già noto possiamo giungere alla conclusione che la musica, da sempre, si configura come l’oggetto consolatorio che trasforma le note in echi di un’armonia esistenziale.

Non è dunque un’anima senza corpo, un’entità astratta bensì un potente strumento di comunicazione che si compone di suoni e silenzi.

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