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18 Maggio 2024

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Messi e Maradona, due eroi vicini e lontani 

di Valeria Torri

Lo scrittore uruguaiano Eduardo Galeano definiva Maradona “una specie di Dio sporco, il più umano degli dei.” Questo, secondo Galeano, spiega “la venerazione universale che ha conquistato, più di ogni altro giocatore. Un Dio sporco che ci assomiglia: donnaiolo, chiacchierone, ubriacone, divoratore, irresponsabile, bugiardo, fanfarone.”

Divina è, appunto, la natura più comunemente attribuita a Diego Armando Maradona. Tuttavia, nonostante sia assurto all’empireo come colui che il calcio non l’ha solo interpretato in maniera sublime, ma addirittura reinventato, Maradona viene ripetutamente paragonato ad altri calciatori e, più di ogni altro, a Lionel Messi.

Messi o Maradona, ha senso questo paragone? Magari no, eppure, la vittoria della Coppa del Mondo da parte dell’Argentina capitanata dalla Pulce ha riportato d’attualità il dualismo con il Pibe de oro.

Fino a ieri, prima che Messi conquistasse la sua prima Coppa del Mondo, confrontare Messi a Maradona qualcuno riteneva fosse sacrilego.

Messi ha vinto tanto ma, secondo molti, non è mai riuscito a essere “leader”, come invece lo è stato Maradona, idolo in Argentina e dio fattosi uomo a Napoli.

Maradona, con una albiceleste non certo folgorante, vinse un mondiale nel 1986 e ne sfiorò un altro quattro anni dopo. Messi, fino alla vittoria in Qata, ha sempre disatteso gli appuntamenti in nazionale, incapace di trascinare i suoi al successo. 

Maradona dominava in campo nonostante una vita spericolata. La cocaina scoperta nei locali di Barcellona, Le notti brave fra i vicoli di Napoli e le amicizie poco raccomandabili. Messi, invece, ha votato la sua vita alla più irreprensibile condotta atletica, componente fondamentale della sua folgorante ascesa.

Cosa impedisce davvero il paragone tra i due campioni? Molti sostengono sia il fatto che i due sono divisi da ere geologico-calcistiche troppo differenti. Messi è protagonista di un calcio veloce, atletico e assai poco cattivo. Maradona, invece, ha pagato le centinaia di entrate assassine con i numerosi infortuni alle caviglie e alle ginocchia. 

Maradona è stato un vero rivoluzionario, nel calcio e nella vita. Messi non è mai sopra le righe.

Strabordante Diego. Completamente differente Messi. Maradona era uno che non le mandava a dire. Contro la Fifa, contro la Federazione argentina, contro l’America di Bush, l’Inghilterra per le isole Malvinas. E’ stato amico di Fidel Castro e dell’ex presidente venezuelano Chavez; schierato fieramente dalla parte degli ultimi.

Messi, invece, è sempre stato molto mainstream. Nessuno ne conosce le opinioni politiche né è mai stato al centro di controversie o polemiche rilevanti. 

Forse anche in questo si caratterizza il loro dualismo a distanza. Maradona ha forgiato la sua forza nel granitico carisma: leader nato, è stato punto di riferimento dei compagni e leale avversario. Infinito trascinatore di epiche imprese: il Mondiale di città del Messico e gli scudetti napoletani lo testimoniano. La mano di Dios contro i perfidi inglesi, le vittorie contro la Juventus e il Milan, ci restituivano un Pibe campione più umano, paladino della sua gente, argentina o napoletana che fosse, capace di trovare energie nelle difficoltà. 

Messi è campione serafico che si distingue, al contrario, per il suo straordinario equilibrio.

Chi è più forte allora? A chi importa dare davvero una risposta a questa domanda? Saranno entrambi ricordati come campioni indiscussi, sul tetto del mondo con la camiseta della Seleccìon. 

Eppure qualcuno una risposta l’ha data a questo annoso quesito: “Anche se giocassi per un milione di anni, non mi avvicinerei mai a Maradona. Non che mi piacerebbe comunque. È il più grande che ci sia mai stato”. Parola di Lionel Messi.

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