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17 Maggio 2024

Chi siamo

“Il Ricordo: tra strumentalizzazione e insegnamento”. La lettura impertinente della Adamo 

di Anna Adamo 

Non so esattamente per quale motivo ma credo di aver sviluppato una sorta di avversione verso tutti i convegni, le manifestazioni, i post social creati durante le giornate ad hoc per ricordare avvenimenti passati. Non dico che ricordare sia sbagliato,sia chiaro. 

Ricordare ciò che è accaduto in passato è fondamentale per comprendere bene il futuro, ciò che ci ha permesso di arrivare fino a qui.

Ma, é necessario che di quanto avvenuto se ne faccia un ricordo dal quale poter imparare qualcosa.

Se da tutto ciò non se ne ricava un insegnamento, ricordare diventa la cosa più inutile che si possa fare.

Diventa una “moda”che ha tutto il sapore di una mancanza di rispetto nei confronti di coloro i quali, certe cose, le hanno subite.

Un prendersi gioco delle sofferenze altrui per splendere. 

Lo scrivo e, nel mentre, penso alla Giornata della Memoria. I post social ho iniziato a leggerli già da qualche giorno e in allegato vi ho visto anche qualche foto di Ghetti o momenti pubblici laddove era presente qualche testimonianza. E mi chiedo davvero come ci siamo arrivati fino a qui. 

Quando abbiamo raggiunto tali livelli ipocrisia? 

Non lo so. Però, so che da tutto questo non abbiamo imparato un bel nulla. So che a nulla serva dire “ricordare per non dimenticare”. 

“Ricordare per far si che quanto accaduto in passato non si verifichi più”. 

Perché, la verità, è che stasera questi ricordi li chiuderemo in un cassetto per poi rispolverarli il prossimo anno. E domani tutto sarà come ieri. Si ricomincerà con gli insulti, con la discriminazione e il bullismo.

Il “diverso” passerà dall’essere un simbolo strumentalizzato per far splendere chi in realtà la diversità non l’ha mai accettata, ad essere preso di mira come ogni giorno.

Ogni giorno, per trecentosessantaquattro giorni. E allora, prima di ricordare, assicuriamoci di essere degni di poterlo fare.

Perché, se non lo siamo, tutto diventerà solo un semplice mezzo per garantirci visibilità e liberarci dal l’ipocrisia che ci avvolge. 

E no. Non è di questo che ha bisogno chi con la Shoah ha fatto a pugni, pagando con la cosa più preziosa che sia stata data ad un essere umano, la propria vita.

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