Ma perché gli esempi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino devono diventare ‘patrimonio’ di Roberto Saviano?
Perché la Rai si è prestata ? Perché chi è divisivo, chi ha un profilo che è più in sintonia con i giustizialisti che con i garantisti si è potuto ‘impossessare’, nella cornice di Sanremo, di una storia così bella? Perché lui sul palco? Perché lui che ha copiato, per i suoi libri, pezzi di cronisti che sono tutti i giorni su piazza? Perché lui e per favorire quali testate che ne fanno un simbolo?
Saviano al Festival è stato davvero, per quanto mi riguarda, una nota stonata.
Non mi ha entusiasmato il suo racconto. Lacunoso, in parte banale, pieno di omissis si direbbe, senza coraggio. Non all’altezza di una storia immensa.
Il giornalista avrebbe potuto ricordare chi avviò la delegittimazione di Falcone e Borsellino, avrebbe potuto ricordare che era certa sinistra a farlo, certe toghe, avrebbe potuto ricordare chi difese i Magistrati. Non lo ha fatto.
Ha ripetuto cose note. Per farlo non serviva lui. Meglio sarebbe stato sentire un cronista che è sul campo, un magistrato, un uomo delle forze dell’ordine. Un simbolo vero, insomma.
Saviano avrebbe potuto avere più coraggio. Ed avrebbe potuto ricordare le parole del Presidente Mattarella che ha auspicato, nel suo discorso di insediamento, una vera riforma della Giustizia, che ha tuonato perché ci sia il superamento delle correnti nella magistratura.
Ecco, parlare di questo sarebbe stato un autentico omaggio a due Grandi che hanno pagato, al netto dello schifo della mafia, anche per i giochi perversi di certe toghe.
Ma si sa, questi argomenti fanno indispettire certe Procure…