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27 Luglio 2024

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La crisi dell’informazione: il digitale e TIK-TOK

di Luigi Mazzella

Come il trucido e cinico protagonista del serial HBO Succession (di cui ho fatto una recensione critica, inserendola tra le note comprese nell’APPENDICE), ispirato a un personaggio reale dell’aureo mondo dei magnati delle industrie Occidentali, tutti quelli (o quasi) che dedicano la propria attività per arricchirsi con un un’attività imprenditoriale affermano di farlo per i propri figli; se poi sono fedeli cristiani, devoti e praticanti soprattutto il cattolicesimo (assimilato, con i ginocchi nudi sul pavimento sin dagli anni infantili) aggiungono di farlo per una spinta sociale: sarebbe il loro amore per il prossimo a indurli a fare quattrini a palate (magari corrompendo, se necessario, qualche funzionario pubblico e facendo beneficenza interessata per avere il favore di un Partito politico o della Chiesa Apostolica Romana).
Tanta ipocrisia è perfettamente compatibile con le falsità in cui si crogiola, da secoli, l’Occidente che ha avuto necessità, per espandere la sua egemonia sul resto del globo, dello strumento prezioso della “propaganda”politica.
Per strombazzare ai quattro venti di essere l’unica “civiltà” depositaria dell’antico valore della democrazia (pur essendo tale forma di governo “greca, pre-cristiana e pre-platonica”), di fare guerre e genocidi per far prevalere i “diritti umani” (ovviamente, dei sopravvissuti), di lottare per la libertà (pur giovandosi delle pesanti costrizioni del patriarcato maschilista, della famiglia e via dicendo) l’Occidente ha avuto (ed ha) bisogno di reggersi su un potente sistema mass-mediatico che frutta fortune immense ai titolari delle ditte che lo gestiscono (e alle banche per il necessario sostegno finanziario) ma è riuscito (e in parte, con la gente intellettualmente meno “sveglia”, riesce ancora) a dare una un’immagine positiva (per molti, persino invidiabile) della civiltà del dollaro e della sterlina (dove l’euro ha solo il ruolo che gli Stati Uniti gli consentono di avere).
All’Ovest (e non solo), però, c’è oggi (per molti, finalmente; per altri, purtroppo) qualcosa di nuovo: l’elettronica e il digitale stanno mettendo in crisi il sistema propagandistico occidentale e con esso il mondo dell’informazione.
Le edicole chiudono ovunque, la gente non intende più leggere le fake-news e gli scritti di esaltazione prezzolata di pennivendoli (oltretutto, di sempre minore bravura), spegne spesso la Tv dei talk-show , delle melensaggini delle trasmissioni pomeridiane (vero emblema del gigantesco stupidario nazionale) e delle immagini di distruzione in Ucraina e in Medio-Oriente per non ascoltare commenti che rimandano alla mente i bollettini del Duce e le sconcertanti osservazioni dei pronipoti di Mario Appelius.
Gli appelli contro gli interventi on line si susseguono a ritmo vertiginoso; e con acredine e rabbia.
Viene esecrata, in particolare, la rubrica TIK-TOK (conosciuta anche come Douyin) una piattaforma di video-sharing cinese che crea videoclip molto seguiti da chi è stufo dei mainstream dell’ufficialità (confermando la teoria di Vico sui corsi e ricorsi storici: la stessa cosa avveniva per Radio-Londra, ai tempi del Duce, di cui gli attuali neofascisti non hanno memoria).
Naturalmente, con tecnica bene sperimentata anche i gestori delle TV, per favorire la causa dell’Occidente “aperto e libero”, imbastiscono trasmissioni con “finti” critici dei “padroni del vapore” e invitano, ben pagandola, qualche voce di vero dissenso, tentando di imbrigliarla, al di là del momento puntuale dello show, nella rete continuativa degli agenti provocatori di collaudata professione.

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