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27 Luglio 2024

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Nadia Lauricella ‘La disabilità non è un limite e lo dimostro attraverso i social’

Di Anna Adamo


Nadia Lauricella ha 27 anni e vive in provincia di Agrigento.
È affetta da focomelia, una patologia caratterizzata dalla mancanza di arti superiori e malformazioni varie, che però non le ha impedito di vivere la sua vita come qualunque altra ragazza della sua età.
Ebbene si, Nadia è esempio del fatto che la disabilità non sia un limite, ma i limiti siano solo negli occhi di chi guarda. A dimostrarlo sono i post pubblicati sui suoi profili Instagram e Tik Tok, i quali contano circa 39 mila followers.
Attraverso i suoi post, la giovane influencer agrigentina, cerca di mandare un messaggio positivo, di far capire, come lei stessa spiega, che le persone con disabilità, anche se con qualche difficoltà in più rispetto ad una persona normodotata, possono fare qualsiasi cosa.
L’ abbiamo intervistata per conoscerla meglio.
Come è stata la tua infanzia? Sei mai stata vittima di bullismo a causa della tua disabilità?
Ho avuto una splendida infanzia, non sono mai stata vittima di bullismo, anzi, le mie compagne di classe facevano una gara per decidere chi si sarebbe dovuta sedere accanto a me.
Quando hai iniziato ad accettare il tuo corpo?
Ho iniziato ad accettare il mio corpo a ventitré anni, quando ho deciso di indossare le protesi e rialzarmi in piedi, inoltre ho seguito un percorso di fisioterapia grazie al quale ho ottenuto miglioramenti, oltre che da un punto di vista motorio, anche da un punto di vista estetico, quindi ho iniziato a piacermi di più.
Come è stata, invece, la tua adolescenza? Come era il rapporto con il tuo corpo in quel periodo?
L’ adolescenza non è stata per niente bella, trascorrevo gran parte del tempo a pensare ai miei difetti, alle imperfezioni del mio corpo, a tutto ciò che non avevo, non conferendo importanza a tutte le cose che, invece, nonostante la mia patologia, posso fare.
Il tuo profilo Instagram conta circa 39 mila followers. Ma, ciò che colpisce è Ironadia, il tuo nikname. Perché, hai scelto di chiamarti così?
Ho scelto di chiamarmi Ironadia, perché adoro follemente Ironman, un supereroe che indossa un’ armatura, proprio come me quando indosso le protesi. Ebbene si, le protesi sono la mia armatura, con queste ultime sono più sicura di me e mi sento pronta ad affrontare qualsiasi cosa.
Ironadia deriva proprio da queste consapevolezze.
Perché, hai sentito l’ esigenza di condividere la tua vita sui social? Ti saresti mai aspettata un seguito così grande?
Non mi sarei mai aspettata un seguito così grande. Ho iniziato a condividere la mia storia, perché ero stanca del fatto che le persone vedessero solo la mia disabilità, soprattutto nel mio comune di residenza, laddove si tende ad attribuire a chi ha una disabilità di tipo motorio anche una disabilità di tipo cognitivo. Da ciò ne consegue che si venga trattati come bambini incapaci di ragionare, perciò ho voluto aprire una finestra sulla mia vita e dimostrare che Nadia, pur avendo una disabilità di tipo motorio, è perfettamente capace di ragionare e di vivere una vita, anche se con qualche difficoltà, all’ insegna della normalità. Il mio intento era semplicemente questo e non quello di avere tanti followers. Sono felice del mio percorso sui social, a prescindere dal numero di followers, perché sono riuscita nel mio intento: tante sono le persone che mi scrivono di non vedere più solo la mia disabilità, ma la persona che realmente sono a prescindere da quest’ultima.
Come affronti le critiche? C’è stato un momento in cui hai pensato di non farcela e mollare tutto?
Non ho mai pensato di non farcela, ma i giorni in cui ho pensato “chi me lo fa fare”? sono stati tanti. Non accetto gli insulti che riguardano la disabilità da cui sono affetta, perché non è una condizione che mi sono scelta, quindi non permetto che mi si possa offendere sotto questo punto di vista. Se, invece, mi criticano, perché non sono d’accordo con un mio pensiero o perché a qualcuno non piace il mio modo di vestire, lo accetto e affronto il tutto con serenità.
Una tua grande passione è lo sport. Come ti ci sei avvicinata? Ritieni che lo sport favorisca l’ inclusione tra disabili e normodotati o si deve ancora lavorare tanto in tal senso?
Mi sono avvicinata allo sport cinque anni fa, quando finita la fisioterapia, ho capito che avrei dovuto fare ancora tanto per me stessa, per ottenere ulteriori miglioramenti da un punto di vista motorio. Ritengo che lo sport favorisca l’inclusione tra disabili e normodotati, io in palestra sono apprezzata da tutti, ho il mio gruppetto, ci alleniamo insieme. Inoltre lo sport fa stare bene anche da un punto di vista psicologico, perché ti permette di avere obiettivi e focalizzarti su questi ultimi per poterli raggiungere.
Un’altra attività che pratichi è la mototerapia. In cosa consiste? Per quale motivo hai deciso di praticarla?
Ho deciso di praticare mototerapia, perché sentivo il bisogno di fare qualcosa per aiutare gli altri, di regalare sorrisi. Io ho vissuto in una realtà piccola, laddove mi è stato più volte detto che determinate cose non avrei potuto farle e non volevo che altri bambini si sentissero dire ciò che mi sono sentita dire io, quindi attraverso la mototerapia cerco di regalare a tanti bambini una nuova esperienza e di far capire loro che, se una cosa la si vuole realmente, non esistono limiti che possano renderla impossibile. La mototerapia è un’ attività ludica per bambini con disabilità, i quali riscontrano difficoltà ad integrarsi. Attraverso un giro in moto facciamo si che possano provare l’ ebrezza di una corsa e una sensazione di spensieratezza.
Qual è il messaggio che vuoi lanciare attraverso i tuoi post sui social?
Vorrei far capire che nulla è impossibile e non bisogna mai arrendersi. A volte è difficile, ma con tanto impegno e le persone giuste accanto i sogni possono realizzarsi.

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