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26 Aprile 2024

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Gravina e la partita del Recovery per preoccupante futuro delle infrastrutture sportive

Sul piano delle infrastrutture sportive, e che riguardano il CALCIO in particolare, il quadro è “particolarmente poco confortante. Basti pensare che nell’ultimo decennio in Europa sono stati realizzati 153 stadi e in Italia 3, quelli di Juventus, Udinese e Frosinone, intercettando solo l’1% del potenziale di investimento prodotto in Europa. Questo dato sembra quasi confortare la non esigenza di nuove strutture, ma non è così”. Lo ha detto il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, durante il convegno online dal titolo ‘Oltre la dimensione agonistica. Il ruolo dello sport nel Recovery Plan’, organizzato dalla Lega Pro in collaborazione con l’Istituto per la Competitività (I-Com), e in cui è stato presentato il piano di sviluppo degli stadi della Lega Pro. “Abbiamo stadi con una età media di 61 anni, una percentuale di posti coperti intorno al 51% e in serie A solo nel 12% degli impianti vengono utilizzate delle forme di sfruttamento delle energie rinnovabili: questi dati devono far riflettere perché evidentemente abbiamo fatto poco e siamo tutti in attesa dell’evento straordinario perché si possa mettere in moto un meccanismo di rinnovamento. Noi abbiamo capito che anche gradualmente, con forme di intervento politico ed economico e sfruttando anche la grande potenza di fuoco dell’Istituto per il Credito sportivo, abbiamo fatto qualcosa: mi riferisco a piccole prescrizioni nelle licenze nazionali che oggi hanno contribuito in minima parte a rendere più accoglienti le strutture”. Per Gravina “qualcosa si comincia a muovere” ma “senza il Recovery corriamo il rischio di impiegare decenni per avere piccole sfumature di rinnovamento. Dunque plaudo a iniziative come quelle di oggi e spero che in futuro ci possano essere nuove modalità di approccio per la costruzione di nuove infrastrutture”.
A questo proposito il numero uno della Figc spiega: “Non so se il Recovery plan sarà in grado da solo di dare la spinta che tutti si aspettano, forse dobbiamo aggiungere qualcosa ed essere più operativi e programmatici insieme con l’Ics e interfacciandoci in maniera più costruttiva con le nostre forze politiche”. Queste nuove forme di investimento nel settore, in cui giovani e infrastrutture sono “asset fondamentali”, conclude Gravina, “potrebbero comportare un impiego di 4,5 miliardi di euro per generare 25mila posti di lavoro e un gettito fiscale di 3 miliardi. Con l’obiettivo di rendere il CALCIO meno indebitato e più patrimonializzato, e migliorare la vita dei cittadini”

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