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Referendum sulla giustizia, parte la campagna: i Sì cercano volti simbolo. Pinelli: “La magistratura resti sobria”


ROMA, 2 novembre 2025 – La macchina del referendum sulla separazione delle carriere si è ufficialmente messa in moto. DopoCicchittoicazione del testo della legge costituzionale, i partiti e i comitati si preparano a una lunga corsa verso il voto popolare. Da una parte il fronte del “Sì”, che punta a costruire una rete capillare sul territorio e a trovare volti credibili; dall’altra il fronte del “No”, guidato dall’Associazione nazionale magistrati (ANM), che ha già inaugurato il proprio comitato nella sede della Cassazione.
Una scelta, quest’ultima, che ha suscitato polemiche nella maggioranza. Il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Fabio Pinelli (area Lega), ha invitato i magistrati alla “sobrietà”, definendo un errore “la presenza in piazza o nei talk show” e ricordando che “la magistratura deve evitare di confondersi con una parte politica”.
Caccia ai testimonial del Sì
Nel fronte favorevole alla riforma, si moltiplicano i comitati e le iniziative. I promotori cercano vittime di errori giudiziari, figure civiche e personalità della cultura che possano dare una dimensione umana alla battaglia per il “Sì”.
Già operativo il gruppo di Noi Moderati, annunciato da Maurizio Lupi, mentre Forza Italia ha rivolto un appello ai magistrati riformisti “a manifestarsi pubblicamente”, come ha dichiarato il deputato azzurro Tommaso Calderone.
Fra i primi ad aderire al comitato “Sì Separa” promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi figurano l’ex pm di Mani Pulite Antonio Di Pietro, lo storico Ernesto Galli della Loggia e il divulgatore politico Ivan Grieco.
Un altro gruppo, intitolato all’ex ministro della Giustizia Giuliano Vassalli, conta tra i promotori gli ex ministri Claudio Signorile, Salvo Andò e Fabrizio Cicchitto, insieme a esponenti di area socialista e riformista.
“La separazione delle carriere non è una suggestione della destra – spiegano – ma un’evoluzione coerente con la riforma del processo penale del 1988, nel solco del garantismo di Vassalli”.
Il dibattito attraversa anche il centrosinistra
Sorprende la posizione di alcuni esponenti dell’area progressista. Stefano Ceccanti, Claudio Petruccioli, Cesare Salvi e Goffredo Bettini hanno espresso aperture alla riforma. Proprio Bettini, dirigente nazionale del Pd, ha però precisato:
“Se il referendum diventerà un’operazione di potere per la Meloni, allora riconsidererò il mio voto”.
La premier, dal canto suo, ha assicurato che il referendum “non avrà ripercussioni sull’assetto del governo” e ha auspicato “una partecipazione larga e non politicizzata”.
Un clima politico sempre più teso
Nel frattempo, mentre il Guardasigilli Carlo Nordio si prepara a difendere la riforma in tv, la Lega punta a capitalizzare l’attenzione rilanciando il dossier sull’autonomia differenziata.
Da Padova, il presidente del Senato Ignazio La Russa ha commentato:
“Otto anni fa il governo non aveva Fratelli d’Italia, ma la Lega sì. Mi pare che oggi l’autonomia sia più vicina. Ognuno tragga le proprie conclusioni”.
Una frase che intreccia i due temi caldi di questa stagione politica: la giustizia e l’autonomia, destinati a dominare la scena fino alle prossime Regionali.

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