Il socialista Impertinente
La posizione di Trump sulla guerra in Ucraina è destinata a far discutere ancora. Lo scontro con Zelensky, nello studio Ovale della Casa Bianca, ha scosso la comunità internazionale.
Se si dovesse giudicare la sostanza, al netto delle uscite di colore, e senza il pregiudizio che nasce dalle posizioni sull’Ue (e per l’Impertinente sul Medio Oriente) nulla di scandaloso è capitato rispetto al conflitto che ‘devasta’ quella parte di mondo.
I toni? Sono del personaggio. Gli apprezzamenti sull’abbigliamento? Indignazione da radical chic, gli stessi che non hanno parlato quando il capo di un Paese in guerra pensava a Sanremo o alla prima di Vanity fair.
Il presidente Usa chiede, con forza, una mediazione. E’la sostanza.
L’idea di battere la Russia dal punto di vista militare è follia ed avrebbe, comunque, un numero di morti impressionanti. C’è nobilità in questa posizione? Sarà poca perché prevale l’interesse, Trump non è un filantropo, ma il buonsenso è evidente.
L’Europa, che sull’Ucraina non vuole ammettere errori, e che pensa all’invio di armi come soluzione maestra, si indigna. E’il posizionamento ideologico che prevale sulla concretezza.
L’Italia, se si esclude la tifoseria di un pezzo di Lega, non è politica, non legge quello che capita. E ‘silenziosa. Non incide. Si accoda.
Serve terminare la guerra, e per farlo serve mediare con Putin.
Lo avrebbe detto Berlusconi, che nel febbraio del 23 diceva “se fossi stato il presidente del Consiglio, non ci sarei mai andato da Zelensky, perché stiamo assistendo alla devastazione del suo paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili”.
Lo direbbe, difese Berlusconi quando fini sotto attacco, sempre stato scettico sull’invio di armi senza azione diplomatica, Vincenzo De Luca se nel Pd una riflessione diversa sulla politica estera non diventasse anatema.