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20 Aprile 2024

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Renzi non esclude che il M5S possa aiutare la Meloni e sul Terzo Polo: “Serve alle Europee”

“La rottura con Calenda è inspiegabile persino per gli addetti ai lavori. Un’alternativa riformista al sovranismo della Meloni e all’estremismo della Schlein deve esserci. Lo chiede la società italiana, non io”. Lo dice il leader di Italia Viva Matteo Renzi, ieri ali primo giorno a Il Riformista, in un colloquio con ‘La Repubblica’, nel quale esclude anche un suo possibile appoggio al governo: “Non ci crede nessuno, nemmeno Meloni. Se la premier avrà problemi il soccorso arriverà dai grillini. Ma conoscendola farà di tutto per evitare di battere cassa a Conte. Lo tiene al caldo accontentandolo coi Bonafede di turno, ma non è il suo tipo”. Per quanto riguarda il Pd e la segretaria “ha vinto su una piattaforma radicale: se è coerente con le primarie, rompe coi riformisti; se torna indietro, tradisce i suoi; se sta nel mezzo scontenta tutti. Termovalorizzatore, lavoro, nucleare, utero in affitto, Ucraina. Prima o poi Elly dovrà dare qualche risposta”.

Per il Terzo Polo “ci siamo impegnati a fare una lista unica alle Europee del 2024, aperta a Più Europa e alle forze civiche. Significa puntare al 10% per essere decisivi in Europa e credibili in Italia. Noi ci siamo. Vedremo se l’assemblea nazionale di Azione cambierà linea e perché”. L’ex premier ricorda di aver nominato Calenda “viceministro, ambasciatore, ministro. L’ho sostenuto per il Parlamento europeo, per il Comune di Roma, come leader del Terzo Polo. Gli ho trasferito un milione e mezzo di euro dai fondi di Italia viva per le campagne di affissione col suo volto. Non mi pare di essere io il problema, insomma”. Comunque “qualcuno, prima o poi, noterà che il Pd va allo scontro fisico in Aula mentre i 5S incassano sempre dagli accordi sotterranei con la maggioranza. La mattina della rottura sul Def la destra ha votato Bonafede alla Tributaria. E prima c’erano stati la Vigilanza e le vicepresidenze d’Aula. I grillini sono all’opposizione di giorno e fanno accordi con la maggioranza di notte”. Se va “tutto come deve andare, Meloni arriva al 2027 ma cambia la composizione del governo dopo le Europee. Se poi combinano qualche pasticcio – conclude – allora rischia anche la premier”.

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