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Il Ministero per la Famiglia e la Natalità nel cuore del governo Meloni

di Valeria Torri

La proposta della Lega di introdurre nel nuovo Governo il Ministero per la Famiglia e la Natalità è stata approvata. “Con questo governo si spera di concretizzare i progetti che in Parlamento abbiamo più volte sostenuto, cercando di seguire l’esempio delle politiche del Trentino Alto Adige, la Regione che ha l’indice di natalità più alto”, ha detto il vice premier Salvini. Sul tema, non ci sono state grandi difficoltà d’intesa con Fratelli d’Italia, il cui primo punto del programma riguarda proprio il “sostegno alla natalità e alla famiglia”.

Il problema della natalità in Italia è reale: il tasso di fertilità nel nostro Paese è di 1,25 figli per donna, trai più bassi d’Europa, e nel 2020 per ogni bambino nato in Italia c’erano cinque over 65. Le ragioni sono attribuibili solo all’1,6% ad una scelta libera di famiglie che si sentono appagate anche senza figli. Mentre, per la maggior parte dei nuclei familiari italiani, il divario tra il desiderio di genitorialità e la possibilità di realizzarlo è da ricercare nella capacità economica. 

Perciò, ci aspettiamo che sarà questo il fronte sul quale tutte le energie del nuovo Ministero si andranno a concentrare. Perché, se è vero, come è vero, che la famiglia è ciò che rende “una Nazione veramente sovrana e spiritualmente forte”, lo slogan di FdI ripreso dalle parole di Giovanni Paolo II, allora questo Ministero avrà un ruolo tutt’altro che secondario nel panorama dei comparti ministeriali appena varati. 

Il focus, ci si aspetta, sarà incentrato sulle misure volte a migliorare l’equilibrio fra vita professionale e vita privata, come ad esempio in regime di congedi per motivi di famiglia ben concepito ed equamente ripartito tra i generi, modalità di lavoro flessibili e servizi di assistenza ufficiali nonché politiche volte a limitare i disincentivi economici al lavoro per le donne.

Tuttavia, incentivare la natalità e sostenere le famiglie potrebbe anche essere una questione identitaria, oggetto di un programma di politiche di conservazione e di contrasto a qualsiasi minaccia, presunta o reale, al tasso di fertilità italiano. Si vedano i diritti acquisiti all’aborto o alle famiglie Lgbt.

Quindi, cosa aspettarsi da un ministero della Natalità nel governo Meloni?

Una proposta di legge depositata qualche giorno fa dal senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri prende di mira il diritto all’aborto. Qualora passasse, renderebbe nulla la famosa legge 194, quella appunto che tutela il diritto di scelta di una donna. Sostanzialmente Gasparri chiede la modifica dell’articolo 1 del codice civile (niente di meno). La parte che stabilisce che la capacità giuridica di un individuo si acquista al momento della nascita, Gasparri propone che venga modificata con l’acquisizione di capacità giuridica al momento del concepimento. Così, se una donna scegliesse di abortire, pur nei termini consentiti dalla legge, diventerebbe immediatamente un’omicida perché il feto avrebbe capacità giuridica.

Alla domanda se la proposta di Gasparri vedrà la luce risponde Giovanni Donzelli, parlamentare di Fratelli d’Italia, ad Agorà su Rai Tre: “Abbiamo detto chiaramente che la 194 non è in discussione. Al massimo c’è una volontà di applicarla nella sua interezza e di dare un sostegno anche slegato al tema dell’aborto, a prescindere, alle donne che si trovano ad affrontare una gravidanza e sono in difficoltà. Sinceramente non serve, in questo momento, in Italia una legge di questo genere, ma rispetto il diritto di Gasparri di presentarlo.”

Dunque, si può continuare a vedere rispettato anche il diritto delle donne italiane di autodeterminarsi. Perlomeno per il momento, come concesso da Donzelli.

Sta di fatto che Gasparri deposita questa proposta ormai per la terza volta, presentando sostanzialmente sempre lo stesso testo, dichiarando, difatti, di sapere che si tratta di un sasso nello stagno ma che ne va dell’impegno politico che ha assunto diversi anni fa con il “movimento per la vita”, che continuerà a portare avanti.

Oggi, con la formazione del nuovo governo a maggioranza di centrodestra, la proposta di legge potrebbe trovare un consenso più largo, magari quindi anche avviare una discussione su questo tema. In compenso, il diritto alla vita, come lo chiama Gasparri, ha risvegliato tutti i partiti di opposizione, dal Pd al Movimento 5 Stelle, fino a sinistra italiana, più Europa. Ricordiamo che i radicali ebbero un ruolo fondamentale nell’introduzione al diritto di scelta per le donne.

Ma forse più che su una minaccia poco concreta, i partiti che sono stati al governo negli anni scorsi avrebbero potuto lavorare per agevolare le donne che volevano usufruire del diritto all’aborto, ma che si vedevano magari costrette a fare il giro di diverse strutture ospedaliere perché si trovavano davanti tutti i medici obiettori di coscienza.

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