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Trent’anni dalla strage di Capaci, ma il ricordo di Falcone è più vivo che mai 


di Anna Adamo

Sono trascorsi trent’anni dalla morte di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta. Eppure, il loro ricordo è più vivo che mai.
É un ricordo testimone del fatto che chi muore continua a vivere nel cuore di chi resta.
Del resto, come potrebbe morire il ricordo di un uomo che ai diktat della mafia non si è mai piegato?
Come potrebbe morire il ricordo di un uomo che la mafia la sfidata, pur sapendo avrebbe pagato il tutto con uno dei prezzi più cari che possano esistere, ossia con la propria vita?
Ebbene si, quello che Giovanni Falcone è stato ed ha fatto, non morirà mai.
E no, non si dica che avrebbe potuto agire diversamente o che sapesse avrebbe fatto quella fine, perché non è affatto così. É vero, avrebbe potuto lasciar perdere tutto e piegarsi, in modo da conquistare una posizione più comoda che gli avrebbe consentito di continuare a fare carriera e probabilmente essere ancora oggi in vita.
Invece no, non lo ha fatto. Ha scelto di rischiare.
Ha scelto di credere davvero di poterla uccidere la mafia. Perché, si, lui ci credeva.
Ed è questo che fa la differenza, crederci quando tutti dicono di lasciar perdere.
Ed è per questo che noi oggi abbiamo il dovere di ricordare, non solo quello che a Giovanni Falcone è stato fatto, ma soprattutto quello che quest’ultimo è stato.
Abbiamo il dovere di ricordarlo per i tanti magistrati che, proprio come lui, la mafia credono di poterla uccidere.
Abbiamo il dovere di ricordarlo per le tante persone che la mafia ha ucciso e ancora oggi continua ad uccidere.
Oggi e sempre, Onore a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e tutti i colori quali persero insieme a loro persero la vita trenta anni fa.
Onore a chi la mafia continua a combatterla, perché consapevole che chi ha coraggio muore una volta sola, ma chi ha paura muore ogni giorno.

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