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25 Aprile 2024

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L’esperienza da incubo di Pavanello in un centro di isolamento covid a Shanghai

di Anna Adamo


Shanghai è in lockdown ormai da giorni. L’ aumento dei contagi è forte. Tra la gente c’è di nuovo panico, paura. Lo si evince dalle parole di Alessandro Pavanello, che a Shanghai vive ormai da sei anni e mezzo.
Lui e la sua compagna hanno contratto il virus, perciò hanno dovuto trascorrere un periodo di isolamento in un centro Covid-19. É stato uno dei periodi peggiori della loro vita.

Le condizioni


Erano costretti a dormire insieme a migliaia di altre persone, con le luci sempre accese e scarsa igiene nei bagni e nelle zone comuni.
“Quando sono venuti a prendermi – ha dichiarato in un’ intervista a Repubblica – avrei voluto rifiutarmi di scendere, ma poi avevo visto tanti video di persone portate via con la forza dalla polizia e quindi sono sceso. Sono stato portato via da un’ambulanza e nel centro di isolamento vi ho trascorso sei giorni. Da un punto di vista psicologico ho vissuto questa esperienza in maniera traumatica, dopo il quinto giorno mi sentivo come se avessi viaggiato dall’Italia all’America. Mi sentivo come se fossi in un jet lag rafforzato da una situazione alla quale non sono riuscito a trovare un senso logico. Sembra si sia trattata più di una decisione politica e non di una forma di tutela nei confronti della salute dei cittadini”.
Alessandro è scosso, ma anche deluso e arrabbiato. Ebbene si, è deluso e arrabbiato dalla sua “città del cuore”, quella alla quale aveva deciso di affidare i suoi sogni e i suoi progetti.
“Dopo questa esperienza -dice -la mia opinione nei confronti della Cina è cambiata radicalmente, infatti sto già programmando il ritorno in Italia e spero di riuscire a rientrarvi entro i prossimi mesi”. Quella di Alessandro é la storia di un amore finito.


Le cose che cambiano

É la storia di chi questo virus lo ha conosciuto bene e proprio a causa di quest’ultimo è costretto a ricominciare da zero. E no, non è di certo una cosa semplice.
Non è di certo una storia bella, la sua. Ma, è una di quelle storie che fanno inevitabilmente riflettere su quanto sia cambiata la nostra vita da due anni a questa parte.
Su quanto importante sia non abituarsi a nulla, ma essere costantemente pronti al cambiamento, perché nulla è mai certo, ma tutto è sempre possibile.
Non ci si può, inoltre, non chiedere se davvero quella di prelevare dalle proprie case con la forza le persone contagiate sia una decisione politica o presa per tutelare davvero la salute dei cittadini. Non ci si può non chiedere come sia possibile che persone affette da un virus debbano vivere un’esperienza così traumatica. É evidente che il virus non sia l’unico problema al quale far fronte. É evidente che ancora una volta la sete di potere abbia preso il sopravvento sull’essere umano, su una delle cose più importanti che possediamo, ovvero la nostra vita e la nostra salute.
È vero, la presenza del virus nelle nostre vite è forte e preoccuparsi della tutela della salute dei cittadini è fondamentale, ma è altrettanto fondamentale non dimenticare che a contrarre il virus siano delle persone, la cui dignità deve essere tutelata proprio come si tutela la salute.

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