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I funerali di Giovanni Guarino ed il monito di Monsignor Battaglia

di Anna Adamo


“Qui i ragazzi crescono a pane e Gomorra”. Lo ha detto senza mezzi termini l’ arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia durante l’ ultimo saluto a Giovanni Guarino, il diciannovenne di Torre del Greco morto a causa di una coltellata al cuore infertagli la scorsa domenica durante una rissa alle giostre.
Un addio diviso a metà tra commozione e rabbia, quello dato al giovane, nel corso del quale la parola “Giustizia” ha fatto eco da ogni parte.
Perché, si, quella che ha visto protagonista Giovanni è un’ ingiustizia senza eguali. Un’ingiustizia che porta con sé il disgustoso odore della Camorra.
Non si sa ancora con certezza cosa realmente sia accaduto la scorsa domenica, ma il fatto che i due quindicenni fermati, già in passato segnalati per le loro condotte violente, siano ritenuti vicini ad ambienti della criminalità oplontina non lascia presagire nulla di buono.
Nulla riporterà Giovanni in vita, ma la sua morte ci impone di non restare a guardare.
Ci impone di fare qualcosa, affinché mai più nessuno venga strappato alla vita così come è accaduto a lui.
Abbiamo il dovere di salvarli i ragazzi, di dar loro un futuro in cui il bene trionfi sul male, di far si che siano circondati da modelli positivi, perché, come ha detto anche Don Giosuè Lombardo, parroco della Basilica di Santa Croce, laddove sono stati celebrati i funerali, il vero problema è dato dai modelli diseducativi dei mass media.
Poche, semplici, ma forti e dirette sono le parole utilizzate dal parroco per descrivere una situazione piuttosto chiara che a volte fingiamo di non vedere.
Perché, si, la verità è che nonostante non si possa attribuire tutta la colpa di ciò che accade ai modelli proposti mass media, non si può negare che questi ultimi rivestano una notevole importanza nella vita dei giovani, fino ad avere una forte influenza su di loro.
È ai social, infatti che questi ultimi affidano i loro problemi, le loro speranze, ed è, purtroppo, su questi ultimi che cercano esempi da seguire.
Che siano corretti o scorretti, a loro non importa, nella maggior parte dei casi neanche sanno distinguere un esempio scorretto da uno corretto.
Di questo, però, i colpevoli sono gli adulti.
Sempre troppo impegnati, pronti a sottovalutare le esigenze dei giovani.
Sarebbe, forse, opportuno che ci si fermasse a pensare a cosa realmente si voglia per i giovani.
Si vuole davvero che siano vittime di uno scempio senza fine? Si vuole davvero che crescano a pane e Gomorra? No, non lo si vuole. Nessuno vuole che ciò avvenga, soprattutto dopo aver visto quello che è accaduto a Giovanni e a tanti altri giovani prima di lui.
É più che mai necessario, vista la situazione, che gli adulti intervengano per mettere a disposizione dei giovani esempi reali, i quali possano indirizzarli verso opportunità concrete che garantiscano loro un futuro in cui il bene trionfi sul male e con la criminalità abbia ben poco a che fare.
Mettere in salvo i ragazzi è possibile.
Facciamo si che quanto accaduto a Giovanni diventi un esempio utile per dare ai giovani un futuro migliore e far si che episodi del genere, in cui a perdere la vita sono giovani innocenti, non si verifichino più.

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