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L’impatto del Pnrr sui territori. Sapranno spenderli?

Di Felice Massimo De Falco

Un recente decreto del ministero dell’interno ha riproposto la questione della distribuzione delle risorse tra le diverse aree del paese. Da un lato infatti vi è la necessità di sostenere le aree più in difficoltà, dall’altro quello di premiare i progetti più meritevoli.

Una delle priorità trasversali del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) riguarda la riduzione dei divari territoriali che caratterizzano il nostro paese. Non solo tra nord e sud ma anche tra i centri maggiori e le zone periferiche. Ciò dovrà avvenire attraverso investimenti in diversi settori. Dalle infrastrutture alla mobilità sostenibile, dagli interventi per sanità e sociale a quelli per la digitalizzazione.

In questo contesto gli enti territoriali saranno chiamati a ricoprire un ruolo di primo piano. A regioni, province, città metropolitane, comuni e altri soggetti territoriali infatti sarà affidata la gestione diretta di una parte cospicua delle risorse europee assegnate all’Italia.

€ 66,4 mld la risorse del Pnrr che vedono il coinvolgimento degli enti territoriali.

La recente pubblicazione di un decreto del ministero dell’interno che assegna risorse ai comuni per la realizzazione di interventi di rigenerazione urbana ha tuttavia riproposto alcune criticità legate all’impatto che il Pnrr avrà sui territori. In particolare nell’equilibrio nella spesa tra le diverse aree del paese. Se da un lato è importante che le risorse arrivino a quei territori che ne hanno più bisogno, dall’altro vi è il rischio che vengano scartate proposte in linea con gli standard richiesti a favore di altre dalla qualità inferiore. Questa dinamica però può portare a difficoltà in fase di realizzazione.

Grazie a un documento pubblicato recentemente sul portale Italia domani, è possibile capire meglio come si svilupperà il ruolo degli enti territoriali per quanto riguarda la realizzazione degli investimenti previsti dal Pnrr. In particolare le amministrazioni territoriali potranno essere coinvolte attraverso 3 diverse modalità.
Regioni, province, comuni e altri enti territoriali possono in primo luogo essere nominati come soggetti attuatori. Si tratta del massimo livello di coinvolgimento previsto. In questo caso infatti gli enti coinvolti assumono la responsabilità diretta della realizzazione di specifici progetti in materie di loro competenza (come asili nido, progetti di rigenerazione urbana, edilizia scolastica, sociale). In questo caso, le amministrazioni:

  • accedono ai finanziamenti partecipando a bandi o avvisi per la selezione di progetti emanati dai ministeri competenti, ovvero ai provvedimenti di riparto fondi ove previsto;
  • ricevono (in genere direttamente dal ministero dell’economia e delle finanze) le risorse occorrenti per realizzare i progetti;
  • devono rispettare gli obblighi di monitoraggio, rendicontazione e controllo e concorrere al conseguimento di traguardi e obiettivi associati al progetto;
  • sono tenuti a realizzare i progetti rispettando le norme vigenti e le regole specifiche del Pnrr (non arrecare danno significativo all’ambiente, spese entro il giugno del 2026);
  • devono prevenire e correggere eventuali irregolarità e restituire le risorse indebitamente utilizzate.

3 le modalità attraverso cui gli enti territoriali possono essere coinvolti nella gestione del Pnrr.

Un’ultima modalità di partecipazione degli enti territoriali prevede il loro contributo nell’individuazione dell’area più idonea per la realizzazione di interventi di competenza di amministrazioni di livello superiore (mobilità, ferrovie/porti, sistemi irrigui, banda larga, ecc.). In questi casi la definizione degli investimenti e delle opere da realizzare dovrebbe tenere conto delle istanze delle comunità locali, attraverso la convocazione di specifici tavoli di concertazione.

Sempre dal documento pubblicato dal governo è possibile conoscere la stima delle risorse del Pnrr che saranno affidate alla diretta gestione degli enti territoriali. Parliamo di oltre 66 miliardi di euro. Ma come si distribuiranno questi fondi tra le varie voci del piano?

La maggior parte di queste risorse (circa 20 miliardi di euro) saranno destinate alla missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”. In questo contesto gli enti territoriali saranno coinvolti nella realizzazione di interventi legati, tra le altre cose, alla messa in sicurezza dei territori, alla mobilità sostenibile e all’efficientamento energetico degli edifici.

Un’altra voce molto rilevante è la missione 5 “Inclusione e coesione”. In questo caso le risorse assegnate agli enti territoriali serviranno per la realizzazione di progetti legati alla rigenerazione urbana e all’edilizia sociale.

Altri 15 miliardi di euro saranno poi investiti per il potenziamento delle strutture sanitarie (missione 6). In questo caso però le risorse saranno affidate direttamente alle aziende sanitarie e ospedaliere. Nella relazione citata tuttavia non è indicato il dettaglio dei progetti che vedono il coinvolgimento di enti territoriali per questa missione.
Suddividendo le risorse in base ai soggetti beneficiari, possiamo osservare che la maggior parte di queste saranno affidate a comuni e città metropolitane (28,3 miliardi di euro). Un cifra vicina agli 11 miliardi di euro invece potrà essere distribuita per progetti di competenza alternativamente di regioni, province o comuni. Un cifra simile invece ricadrà nella gestione esclusiva degli enti regionali.

Come noto gli investimenti da realizzare nell’ambito del Pnrr dovranno necessariamente essere completati entro il 2026. Se ciò non accadesse infatti l’Italia rischierebbe di andare incontro a delle sanzioni che potrebbero arrivare anche al blocco dei fondi da parte delle istituzioni comunitarie. La commissione europea può bloccare l’erogazione delle risorse qualora fossero registrati dei gravi scostamenti dal raggiungimento dei target intermedi e finali.

Fonte dati : Italia domani

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