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28 Marzo 2024

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“Nude allo specchio”, ecco Mariassunta Cavaliere, una femminista “a caso”

Di Felice Massimo De Falco

Si chiama Mariassunta Cavaliere, ha 32 anni, ednè originaria di Pomigliano d’Arco.

Ama le Arti sceniche e visive, ha sempre coltivato la passione per la musica con lo studio del pianoforte, il canto e il teatro popolare. Quello per la musica è un amore incondizionato per il quale deve ringraziare suo nonno, che da non udente le ha fatto appassionare alla musica. È per lui che ha iniziato a suonare bendata.

Attualmente si occupa della comunicazione di un importante studio legale immigrazionista che tutela i diritti umani, ma in giro per piazze e per social è nota come “Una femminista a caso”.

Con il suo gruppo di folli creativi elabora contenuti comunicativi sulle tematiche di genere che coinvolgono grandi e piccini, per sensibilizzare con il sorriso sulle tematiche sociali e fare satira sul retaggio culturale.

Si può dire che è un caso umano che si occupa di casi umanitari. Fin dall’inizio dei suoi studi ha sempre vissuto il territorio cogliendone la bellezza degli input. Ama la sua terra, chi la rende viva e chi combatte per renderla un posto migliore.

Mariassunta si mette “a nudo” per noi

  • Ti definisci “femminista a caso”. Cosa intendi?

Le mie radici femministe nascono con la mia famiglia, con mio padre che ha creduto nell’indipendenza e nel potere che la motivazione giusta può realizzare grandi cose. Nasco in una famiglia dove le donne supportano altre donne. Il progetto delle femministe a caso nasce per l’appunto “per caso” durante una chiacchierata fra amiche che si lamentavano delle aspettative sociali che si hanno verso ruoli preimpostati che la tradizione ha confezionato col passare dei secoli. Quindi la femminista a caso fa satira sugli aspetti anacronistici che ancora oggi caratterizzano la nostra società pur cogliendo gli eccessi di un femminismo integralista che percepisce un genere superiore all’altro piuttosto che parità. Possiamo dire che essere una femminista a caso vuol dire cogliere una sfumatura del pensiero post-colonial e antisistemico di nuova generazione.

  • C’è sessismo nel mondo del lavoro e dello spettacolo?

Sì, verso le donne ma anche verso gli uomini. Ci sono canoni, misure e archetipi che il mondo dello spettacolo, come anche quello della moda e del cinema hanno, e difficilmente ci si può discostare. Il mondo del lavoro e il mondo dello spettacolo sono un riflesso di come viviamo e interpretiamo la società. Quindi mi chiederei cosa si aspetta la società dai corpi per capire se quel sessismo è reale o solo percepito. Basta passeggiare per le strade del centro cittadino per averne un’idea. Molti dei negozi di abiti o accessori sono per la maggiore dedicati alle donne, dalla biancheria intima alle borsette alle carinerie fino agli abiti. Le donne “vengono invitate” a coprirsi di più, il busto nudo di una donna genera sensazioni diverse rispetto al busto nudo di un uomo e questa immagine viene trasportata spesso nelle pubblicità, nei film, nel marketing, anche se qualcosa si sta muovendo negli ultimi anni, è un concetto che resta presente anche nel mondo del lavoro. Forme di sessismo si declinano non solo nell’atteggiamento verso uno o più generi, penso ad esempio alla difficoltà delle persone transgender nel trovare un lavoro, ma anche alla differenza salariale. Solo nel 2021 si è arrivati a una proposta di legge sulla parità salariale.

  • La legge Zan s’è arenata. Perché c’è bisogno di un’ulteriore legge che tuteli la diversità sessuale?

La legge Zan si è arenata e aggiungo che ce lo dovevamo aspettare perché spesso chi è escluso dai diritti è il protagonista di battaglie comode che la politica porta avanti per accumulare consenso. Una legge che tutela la diversità sessuale è una legge che garantisce parità di diritti. Una legge che non fa questo si trasforma in un privilegio e non è quello di cui abbiamo bisogno.

  • Papa Francesco parla di “inverno demografico” e dice che gli italiani non fanno più figli. Ci salveranno gli immigrati?

Detto francamente, credo che un buon piano di politiche per il lavoro e investimenti per ricerca e sviluppo oltre che tutele sindacali ci salveranno tutti e tutte, nessuno escluso.

  • L’epidemia ha impattato sopratutto sui più fragili. Tu come vivi questo momento e cosa faresti che non è stato fatto?

L’epidemia ha inaspettatamente cambiato le nostre vite e o nostri programmi, ci ha resi fragili e resilienti allo stesso tempo. Come tante persone mi sono rimboccata le maniche cercando di non farmi abbattere dalle avversità. Penso sia stato fatto tanto, il personale sanitario è stremato per il lavoro sovraumano per i nuovi picchi di contagio. Il mio pensiero va ai senzatetto e ai soggetti in stato di abbandono, a coloro che vivono in estrema povertà, alle vittime di violenza domestica che devono rimanere in casa con i propri carnefici. I dati ISTAT sono molto preoccupanti.

  • Un amore può nascere dopo un’accesa passione?

L’amore è inaspettato, può nascere in ogni luogo e in ogni momento, anche dopo un’accesa passione.

  • Ti occupi di diritti umani. Cosa pensi del suicidio assistito?

Il tema del suicidio assistito può essere riconducibile a una forma di autodeterminazione del corpo, dunque “il corpo è mio e decido io”. Tutti noi dovremmo avere la possibilità di scegliere di vivere dignitosamente, quindi anche di morire dignitosamente.

  • Traccia il profilo del Capo dello Stato che vorresti

Questa domanda mi fa sorridere parecchio. Ricordo da piccola quando spesso in televisione davano dei programmi di concorsi di bellezza, tipo Miss Italia eletta a rappresentante dell’Italia nel mondo e scherzosamente mi chiedevano se avessi mai voluto partecipare. La mia risposta costante era:”se devo rappresentare il mio paese, voglio fare il presidente della Repubblica”. Un genere non etichetta la capacità di gestione di un buon statista e questo lo ha dimostrato l’operato di Angela Merkel. Ho il sogno che il presidente della Repubblica sia una donna del Sud.

  • Come si entra nel tuo scrigno interiore in modo da far breccia nel tuo cuore?

Sincerità, rispetto e un buon piatto di lasagne sono la formula magica per fare breccia in tutti i cuori.

  • Di cosa c’è bisogno per l’inserimento degli immigrati?

Il razzismo, le discriminazioni, la violenza, le ingiustizie, l’indifferenza possiamo metterli fra i mali liberati dal vaso di Pandora. Immaginiamo di svegliarci improvvisamente dall’altro capo del mondo, al posto di coloro che bussano alla nostra porta in fuga da un paese che non riesce a garantire né la loro sopravvivenza né i diritti fondamentali. Combattiamo l’indifferenza immedesimandoci in chi abbiamo accanto. Essere nati dalla parte fortunata del mondo non deve arrogarci il diritto di stare su un piedistallo. Ci sono professionisti, e con alcuni dei quali ho l’onore di lavorare, che si occupano di diritto dell’immigrazione e diritti umani, lascio quindi a quei professionisti la specificità delle procedure che consentono di far brillare i diritti inalienabili dell’individuo. Lavorando nel settore noto che i tempi prolungati della giustizia e i macchinosi passaggi procedurali appesantiscono la possibilità di riconoscimento dei diritti. Concludendo, un pensiero va alla politica estera. Bismark ha insegnato che l’immagine e il buon operato dipendono dalla capacità dello Stato di cementificare un percorso saldo e coerente negli anni. A breve ci saranno anche le elezioni del nuovo Presidente della Repubblica ma la preoccupazione si sposta alla rappresentanza degli affari esteri. Come cittadina ho bisogno che vengano garantite competenza, coerenza e presenza sia nella politica interna che estera.

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